Abbiamo visto in anteprima il nuovo attesissimo “Black Panther” di Ryan Coogler con protagonista Chadwick Boseman alla guida di un grande cast. Un film oscuro e diverso dai Marvel che abbiamo visto fin’ora, la nostra recensione.

Black Panther: Recensione – Ryan Coogler regala alla Marvel il suo “Re Leone”

Quando la Marvel ha annunciato il primo cinecomic dedicato ad un eroe africano in molti hanno storto la bocca, ma la maggior parte dei fan erano davvero molto incuriositi e “Black Panther” ha rispettato le attese. Ryan Coogler dopo “Creed” ha affrontato la sfida del cinecomic curandolo nei più minimi particolari specie per quanto riguarda il tono, qui oscuro e profondamente differente dagli ultimi del MCU come è evidente sin dalla primissima scena. In “Black Panther” non troverete traccia della comicità gratuita, eccessiva e a tratti irritante presente nell’ultimo “Thor: Ragnarok”, ma bensì un film che unisce i valori della tradizione e dell’innovazione. Sembra per larghi tratti la trama del Re Leone e infatti più che “Black Panther” potremo definire questo film come “Il Re Leone della Marvel” con tanto di giocattoli iper tecnologici da fare invidia a Tony Stark. Tutto questo grazie al vibranio, un materiale talmente unico nella sua capacità energetica ed in grado di sovvertire l’ordine mondiale.

 

Se conoscevamo già Chadwick Boseman visto in “Captain America: Civil War” e Martin Freeman, qui semplicemente divertentissimo e splendido specie nella reunion con Andy Serkis dopo “Lo Hobbit”. Proprio l’attore noto ai più per i suoi ruoli in CGI mostra di essere un attore vero, ironico e folle al punto giusto per interpretare il primo villain del film  Ulysses Klaue. Un talento purissimo, che troviamo anche nell’altro villain principale Killmonger interpretato da Michael B. Jordan che ritrova Ryan Coogler dopo il successo di “Creed”. Se avete apprezzato l’attore in quel ruolo lo amerete anche in “Black Panther” dato che il suo cattivo è scritto in modo splendido, non porta il pubblico ad odiarlo anzi lo fa quasi giustificare lo scorrere degli eventi. Non ci sono solo i cattivi però nel film, ma anche ottimi personaggi secondari che hanno un loro arco narrativo ben sviluppato come Danai GuriraForest Whitaker, Daniel Kaluuya Lupita Nyong’o. Menzione d’onore per Shuri, la sorellina super cervellona del protagonista interpretata da Letitia Wright che sembra il capo di una “bat caverna” contenente gadget da combattimento di ogni tipo. Il cameo di Stan Lee è anche in questo film di diritto tra i momenti memorabili.

 

L’inizio è un flashback dal passato in cui ci viene spiegato molto di quel che accadrà in “Black Panther“, dato che dopo i titoli di testa ci ritroviamo catapultati a dopo la Civil War. Un Wakanda che non ci saremmo mai aspettati, un mondo evoluto a cui però si abbinano anche tradizioni e antichi rituali.  Inizia il viaggio alla ricerca di se stesso di T’Challa, legato sempre a doppio filo con un passato che lo tormenterà mai prima d’ora facendogli perdere ogni certezza. La Disney osa avvicinandosi ai limiti del R-Rated con un film dove anche se non ai livelli dei film dei mutanti targati FOX non c’è paura di uccidere anche in modo brutale, sintomo che qualcosa sta cambiando anche in vista di un “Avengers: Infinity War” che volenti o nolenti ci farà dire addio a personaggi che ci accompagnano da anni nel MCU. Se la regia di Ryan Coogler è promossa pienamente meno lo è il montaggio, il alcuni passaggi talmente frenetico da far perdere il filo conduttore su cui viaggiano le quasi due ore e mezza di visione. La colonna sonora di Kendrick Lamar è anch’essa qualcosa di inedito e perfettamente organica nel film.  “Black Panther” continua quel filone di presentazione di nuovi personaggi iniziato con “Ant-Man” e continuato con “Doctor Strange” ma lo estremizza portandoci in un nuovo continente e in un nuovo tono narrativo con un esperimento riuscito. Questo tentativo della Marvel di cambiare è da applausi, nonostante la retorica e i cliché  in “Black Panther” c’è qualcosa di nuovo, ben fatto e non vediamo l’ora di scoprire quali altri armi oltre gli artigli affilati ha in serbo la Casa delle Idee per il suo capitolo più grandioso.