Malgrado lo strepitoso successo il film non è esente da critiche, qui la nostra lettura. Attenzione Spoiler

Attenzione Spoiler di Avengers Endgame.

Un eroe è un eroe, un supereroe è un’altra cosa. Se nella mitologia greca l’eroe muore nei Comics questo può avvenire solo se poi risorge. Ora, diciamocelo, il finale di Avengers Endgame sta riscuotendo forti critiche. E’ vero che nel cinema si può tutto e soprattutto nel fantasy un eroe può morire e può tornare a vivere senza mettere in mezzo il miracolo. Certo è che, a meno di non fare salti quantici fra universi paralleli o clonazioni estemporanee, la botta qui è arrivata tutta e, se pensate di andare al cinema per perdere la testa, caricarvi con un bel film sui comics, tirarvi su il morale, beh vi sbagliate di grosso!

A parte alcuni dubbi amletici sui paradossi nei salti temporali proposti dalla storia, il vero tema è il miscuglio di genere che ha fatto approdare Disney / Marvel ad una un sceneggiatura per certi versi discutibile. Hollywood e le logiche attoriali si sono probabilmente pappati, senza pietà, l’etica positivista Marvel style dove la parola Super, che antecede eroe significa immortale.

Nel film della Marvel c’è un patto sacro che è stato violato fra produzione e spettatore “Puoi affidami il tuo cuore, ti farò soffrire, emozionare, ma non sarai mai triste.”

DA QUI IN POI DECISAMENTE SPOILER SUL FILM AVENGERS ENDGAME

Veniamo al punto. Andiamo a vedere il film nel multisala di zona alle ore 14.30 per cogliere l’energia giusta e l’entusiasmo del pubblico armati di popcorn maxi e cola.  Come c’era da aspettarselo la sala, una delle tante del multiplex della capitale, era gremita di bambini, ragazzi e adulti tutti alla ricerca di una bella carica di energia e ansiosi di capire come gli Avengers fanno il culo a Thanos.
Nella migliore tradizione dell‘arrivano i nostri, si è disposti a tutto ma non uscire dal cinema tristi.

Avengers Endgame parte lento e posato, quasi europeo. Potrebbe essere firmato da Nolan, riflessivo, colmo di cameo. Emotivamente è un film che ci propone una lettura nuova insolita per un Marvel, uno spessore inatteso che abbiamo intravisto in Civil War. La cosa un  po’ ci stupisce, siamo qui per vedere un film sui supereroi Marvel o altro?

Alla fine ci troviamo davanti ad un film un film cupo che lascia un malessere di fondo e che è straordinariamente ben fatto.

L’incipit ci ricorda che il 50% della razza umana e di tutte le razze dell’universo è stato annientato.

La scelta di Thanos è stata quella di salvare l’universo garantendone la sostenibilità attraverso una strategia folle. Il fine non giustifica i mezzi.  Ce ne infischiamo altamente del fine green del buon Thanos, a questo ci porta la storia,  e per rendere la cosa ancora più digeribile, nell’episodio conclusivo, facciamo diventare Thanos, un vero tiranno senza filosofia, un puro distruttore, contro il quale è facile schierarsi, almeno nei film!  Il principio di sopravvivenza dell’universo è un tema “politico” positivo in mano alla persona sbagliata. Nessuno, in due episodi di Avengers, che avesse detto “creiamo un nuovo universo”. Di base il tema di fondo è questo ed il finale non risolve l’angoscia del mondo privo di ogni idea creativa.

E così partiamo per un’avventura di tre ore con l’idea in testa che l’universo dovrà comunque morire ma per ora salviamo il salvabile e facciamo nero Thanus, per consolazione.

La scena prima vede Occhio di Falco disperato, la famiglia polverizza davanti. L’atmosfera che si respira, per tutta la prima parte, è quella del lutto. Da li capiamo che il personaggio chiave è, ancora una volta, Ironman ma la sua ironia e la sua forza sono scalfite sin dall’inizio.

Il Supereroe, da cui è partito tutto, è il centro e la soluzione. Un ultimo capitolo, quasi romantico, in cui Stark sacrifica la felicità, appena conquistata, saluta figlia, moglie e ritrova il padre. Ironman sistema tutto per prepararsi alla morte e, paladino della giustizia, sconfigge Thanus mettendo a disposizione dell’universo anima e core. Eh si, perché Ironman muore e lo fa dopo aver messo a posto tutti gli addendi della propria esistenza, manco stessimo vedendo La Casa degli Spiriti.

Il film rompe qualsiasi patto fra spettatori e produzione proponendo un miscuglio di generi cinematografici che non rispetta l’etica comics. In quest’ultima pellicola c’è l’epica della battaglia comics mischiata ai sentimenti de Il Soldato Ryan. Il caos guerriero del Signore degli Anelli con Interstellar. I presupposti per entrare in sala erano quelli di un film comics, siamo impreparati.

Lo stato emotivo di angoscia si è percepito alla conclusione del film in cui, a luci accese, il pubblico è uscito in silenzio, i bambini senza far domande e tutti hanno avuto tirato un bel sospiro. In molti hanno atteso la classica sequenza rivelatrice alla fine dei titoli di coda. Niente, fine ineluttabile, come Thanos. Fine di un’epoca, si invecchia, si cresce, muore Peter Pan.

Proprio nella vecchiaia può essere la spiegazione del tutto. Robert Downey Jr e Scarlett Johansson potrebbero aver richiesto di chiudere la saga per non essere intrappolati per sempre nei rispettivi ruoli. Qual è l’uscita di scena preferita dall’attore per suggellare una parte e renderla propria per sempre? La morte in scena, e così si è scritto il finale. Possiamo immaginarla così, ok, ma eravamo venuti a godere di altre emozioni e ci sentiamo un pò traditi.