Una mostra intima e avvolgente per scoprire e conoscere una delle figure di spicco dell’arte italiana del ‘900: Arturo Vermi. ‘I ritmi del segno’, vi aspetta al Circolo degli Esteri

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Dal 16 gennaio al 12 marzo al Circolo degli Esteri della Farnesina di Roma sarà possibile vedere la mostra dedicata ad uno dei grandi protagonisti di una delle stagioni più dinamiche dell’arte italiana del ‘900: Arturo Vermi. ‘I ritmi del segno’ questo il titolo della mostra, che inaugura il progetto ‘Mondi’, propone una selezione dei lavori dell’artista che vanno dal suo linguaggio minimale, al suo alfabeto lineare e cadenzato.

‘I ritmi del segno’ di Arturo Vermi al Circolo degli Esteri di Roma

Arturo Vermi 'I ritmi del segno'
Arturo Vermi ‘I ritmi del segno’ al Circolo degli esteri. photo Luca Perazzolo

“Una mostra che ha un emozione particolare per me – ha detto la vedova di Vermi, Anna Maria Rizzo ai nostri microfoni – per il prestigio di cui gode la collezione Farnesina e perché, come ho scritto nel libro che ho dedicato a mio marito, volevo dire al mondo che non è stato solo un passeggero sulla terra. E questa mostra è un tributo che lui merita e mi rende molto fiera”.

Presenti all’inaugurazione, oltre ad Anna Maria Rizzo Vermi (vedova dell’artista), gli Ambasciatori Umberto Vattani e Gaetano Cortese e il Ministro Plenipotenziario Luigi Vignali

“La cultura è una ruota dentata che aggancia la realtà e la convince a cambiare. – ha detto l’Ambasciatore Umberto Vattani ai nostri microfoni, spiegando le motivazioni che hanno portato a scegliere come location per la mostra proprio il Circolo degli Esteri – Altrimenti diventa soltanto un brivido estetico un piacere fine a se stesso.”

Riguardo a Vermi, Umberto Vattani (ideatore della celebre Collezione Farnesina e figura di rilievo della Farnesina stessa), ha poi sottolineato come lui non sia stato solo un artista pittorico, ma anche un poeta, uno scrittore, un pensatore. E’ vasto il lascito in questi termini che Arturo Vermi ci ha lasciato.

“La mostra che abbiamo inaugurato riguarda un artista affascinante per quello che ha realizzato, ma anche per quello che ha pensato e scritto, Perché oltre che essere un artista Arturo Vermi era un filosofo. Ci auguriamo che a questa mostra passano avvicinarsi tanti giovani.”

Note biografiche

Nato nel 1928 a Bergamo, autodidatta ha cominciato a dedicarsi alla pittura fin dagli anni 50 e nel 1956 realizza la sua prima personale. Nel 1960 si sposta a Parigi per un paio di anni dove avviene la sua maturazione. Nascono le prime “Lavagne”, mentre con il rientro a Milano arrivano “Le Lapidi”.  Di queste opere Vermi scriverà che  aveva avvertito “la necessità di una certezza, di un credo che giustificasse la vita sul pianeta; una figura determinata, rigorosa, come un quadrato. Il quadrato era sempre la soluzione finale di ogni quadro”.

L’incontro nella metà degli anni 60 con Lucio Fontana, porta Vermi ad indagare in modo più profondo il concetto di spazio all’interno delle proprie opere. Arriverà così a realizzare quelli che lui chiamerà ‘Paesaggi’.

“Nel 1965 – dichiarò l’artista in un’intervista – cominciai un lavoro che definirei di spazio. Per spazio, ora, intendo il vuoto, lo spazio al di fuori dalla terra, lo spazio cosmico. Poi ho avvertito l’esigenza di un respiro, di una pausa, come quando uno urla di rabbia per anni, anni e anni e si sente spossato, sfinito, distrutto. E poi la necessità di una calma, di un silenzio valori semplici essenziali e puri. Trovai la pagina bianca, lo spazio ma non per riempirlo, bensì per spogliarlo e lasciarvi un segno orizzontale argenteo in mezzo a un blu, oppure due segni in mezzo a tutto il quadro vuoto e così quella serie la chiamai “Paesaggi”.

Arturo Vermi si spense a Paderno D’Adda nel 1988, ma le sue opere vi aspettano fino al 12 marzo al Circolo degli Esteri di Roma.

Crediti foto@Luca Perazzolo