Al Comicon 2023 incontriamo Pu Liu e Carlo Barone di Riot Games per celebrare i dieci anni di ‘League of Legends’.

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Il Comicon 2023 ha celebrato anche League of Legends, che – proprio nel nostro paese – spegne dieci candeline. Il videogioco di Riot Games è ormai diventato uno dei più apprezzati al mondo, soprattutto per la florida scena competitiva che, recentemente, ha subito un investimento anche nel nostro paese. Ne abbiamo parlato, proprio a Napoli, con Pu Liu – Game Director – e Carlo Barone – Brand Manager – che ci hanno spiegato quanto è stato fatto e quanto ancora c’è da fare per migliorare l’esperienza di gioco.

La sfida principale, al giorno d’oggi, sembra essere quella di trovare un terreno comune e una maggiore connessione con i giocatori. «Tutti i giocatori sono estremamente intelligenti, ed è una cosa che ci è stata detta da subito. Bisogna rispettare l’intelligenza dei giocatori, ma le opinioni sono tante. – dice Pu Liu – La sfida è quindi capire come cogliere i segnali per dare ai giocatori ciò che dicono di volere ma anche ciò che non dicono. Vogliamo capire veramente come accontentare il pubblico. E non solo il pubblico di oggi, vogliamo compiacere anche le future generazioni. Vogliamo connetterci alle persone in modi diversi».

Nel fare questo, è necessaria diligenza – quantomeno nel capire i propri errori – ma c’è anche bisogno di mettere la community al centro di qualsiasi strategia. Secondo Pu Liu, il 2023 in questo senso ha rappresentato un test, soprattutto per la mole di comunicazione informale generata sul web. «Pensiamo sia stato un successo, perché abbiamo ricevuto risposte dai giocatori in ogni forma. Da Reddit ai commenti su YouTube. – dice Pu Liu – Hanno detto cose carine e cose cattive. Cerchiamo sempre di migliorare il modo in cui comunichiamo e ascoltiamo, perché la community è il cuore di ciò che facciamo».

Il mondo esterno a League of Legends

Quanto è importante, in questo senso, qualsiasi esperienza al di fuori del gioco? «Per quanto la community si crei all’interno del gioco – dice Carlo Barone – a un certo punto i giocatori vogliono esprimersi e coltivare la loro passione al di fuori di essa. Questo rientra nel lavoro che facciamo durante eventi come il Comicon, ma anche nel campo dell’intrattenimento a 360 gradi». Posto che – come sottolinea Pu Liu – «il gioco è sempre al centro», Riot Games ha indubbiamente già dimostrato che al di fuori del gioco alcune dinamiche hanno un impatto fortissimo sui giocatori. È il caso della musica e delle K/DA, ma anche degli eSport. «Credo che Riot continuerà a investire strategicamente in altre aree – dice il Game Director – e espanderà il significato dell’essere fan di League of Legends e di Riot. Ma ci saranno ripercussioni anche nel gioco stesso, perché è una formula che ci aiuta a rendere ancora più profonde le nostre radici e il rapporto con i fan».

League of Legends in Italia tra fandom e esport

Mentre il mondo videoludico attraversa un periodo di successi e di interesse generale, è indiscutibile che l’Italia appaia un po’ indietro in termini di condivisione e eSport. Secondo Carlo Barone, è in parte colpa di chi sta al vertice, non certo dei videogiocatori. «Dobbiamo concordare sul fatto che per un certo periodo di tempo le opportunità dei giocatori italiani fossero limitate. – ci spiega – La Riot non stava completamente investendo in questo mercato. All’inizio c’eravamo quando hanno lanciato il gioco, poi abbiamo fatto qualche passo indietro e solo recentemente siamo tornati. Perché la community era ancora lì e per noi era una mancanza avere giocatori a cui noi non eravamo connessi. C’era qualche organizzazione che faceva il lavoro per noi ma erano più concentrate sul settore eSport di League of Legends. Quando siamo tornati ci siamo subito confrontati con il mondo competitivo, ma anche con il fandom e con tutto ciò che sta dietro al gioco. Ora stiamo provando a ottenere di nuovo la fiducia dei giocatori».

Del resto – ci dice Pu Liu – il suo calciatore preferito è Giorgio Chiellini, rappresentante massimo (secondo lui) della fiera passione competitiva dell’Italia. Anche da noi ora gli eSport sono un punto chiave, ma l’approccio è dal basso e non più dall’alto: secondo Carlo Barone, in breve, manca un orgoglio nazionale: «costruire talenti e dar vita a eroi locali è ciò che spinge in avanti il mondo degli esport». In fondo – conclude Barone – «il miglior modo per diventare un ottimo giocatore è saper imparare da ciò che ascolti e vedi. Riot Games è così».