Il casco VR che uccide nella vita reale il giocatore che muore nel videogioco

Esiste un casco VR, di quelli utilizzati per i videogiochi, in grado di uccidere veramente il giocatore se muore nel gioco. È stato realizzato da Palmer Luckey, fondatore della startup Oculus -che avrebbe dovuto gettare le fondamenta del Metaverso di Facebook- ma anche di Anduril, altra startup da più di un milione di dollari che progetta sistemi militari d’avanguardia.

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Luckey afferma di aver costruito il casco VR killer per omaggiare l’anime Sword Art Online, nel quale i giocatori protagonisti indossano un caso NerveGear per entrare in un nuovo gioco, Sword Art Online appunto, e scoprono di essere stati intrappolati da uno scienziato pazzo in un modo virtuale composto da più di 100 livelli, pieni di insidie mortali, con un casco progettato per ucciderli nella vita reale se muoiono nel gioco.

Potrebbe essere l’idea per un sequel di Squid Game in stile Black Mirror, ma Luckey l’ha preso sul serio ed ha progettato il suo personale NerveGear, per sua stessa ammissione meno funzionale di quello dell’anime, dove gli sventurati giocatori vengono uccisi da un emettitore di microonde, ma comunque letale perché dotato di tre moduli esplosivi sulla parte frontale, collegati a una precisa schermata di game-over. In quel momento le cariche esplodono, distruggendo istantaneamente il cervello dell’utente.

Se qualche brivido vi sta correndo lungo la schiena, non avete torto: quello che è considerato a tutti gli effetti il padre della realtà virtuale ha infatti in mente di andare avanti con il suo progetto.

«L’idea di legare la vita vera all’avatar virtuale (…) mi ha sempre affascinato – ha scritto Luckey sul suo blog – significa alzare istantaneamente la posta in gioco al massimo livello e costringere le persone a ripensare fondamentalmente al modo in cui interagiscono con il mondo virtuale e i giocatori che lo abitano». 

E ancora: «Sto progettando un meccanismo anti-intrusione che, come il NerveGear, renderà impossibile rimuovere o distruggere il casco. – ha dichiarato Luckey (via Vice) – Anche se potrebbero verificarsi molti malfunzionamenti che potrebbero uccidere l’utente al momento sbagliato. Ecco perché non ho ancora avuto il coraggio di provarlo in prima persona». 

Un coraggio che in pochi avrebbero. O forse no?