Non si definisce un santone né un predicatore, al contrario è uno scienziato che ammette candidamente di non poter provare fino in fondo le sue tesi:  Pim Van Lommel, cardiologo olandese, il 26 marzo è stato protagonista alla GAM di Torino di una conferenza basata sui temi del suo libro, 'Coscienza oltre la vita', uno studio che punta a dimostrare scientificamente ciò che scientifico non è per definizione, l'esistenza di una vita oltre la morte.

Il campo di studio di Van Lommel sono le NDE, Near Death Experience o esperienze di premorte, catalogate da gran parte della comunità scientifica come effetti di residue attività celebrali non percepibili da elettroencefalogramma.

Il dottor Van Lommel ha dedicato la vita a studiare questi fenomeni, di cui esistono letteralmente migliaia di testimonianze: la sua conclusione? Le NDE sono reali ricordi di esperienze extra corporee vissute in punto in morte.
Queste conclusioni sono state pubblicate nel 2001, sostenute da un accurato studio scientifico, sulla prestigiosa rivista di settore Lancet: in occasione della sua visita torinese ne ha parlato anche con il quotidiano La Stampa.
Nell'intervista Pim Van Lommel ha spiegato perchè è così convinto che le NDE non siano alterazioni celebrali ma veri viaggi fuori dal corpo:

“Il nostro studio ha evidenziato che non vi sono fattori psicologici, farmacologici o fisiologici capaci di causare queste esperienze durante un arresto cardiaco. Se una pura spiegazione fisiologica fosse valida, come la mancanza di ossigeno nel cervello, la maggior parte dei pazienti che avevano avuto una morte clinica avrebbero dovuto riferire una NDE, dal momento che tutti i pazienti coinvolti nel nostro studio avevano perso conoscenza proprio per mancanza di ossigeno nel cervello (…) Invece solo il 18% riferì di aver avuto una NDE, ed è tuttora un gran mistero perché mai solo il 18% abbia riferito di una NDE dopo un arresto cardiaco. Sembra corretto concludere che allo stato attuale delle nostre conoscenze non ci è permesso ridurre la coscienza ad attività e processi cerebrali: la lacuna in materia di spiegazioni fra il cervello e la coscienza non è mai stata superata perché un certo stato neuronale non è la stessa cosa di un certo stato di coscienza. La coscienza non è visibile, né tangibile, né percepibile, né misurabile, né verificabile, né falsificabile: non siamo in grado di oggettivare l’essenza soggettiva della nostra coscienza”

Van Lommel ha parlato anche di OBE, Out of Body Experience, acronimo che sta ad indicare i racconti di tutti coloro che sono convinti di aver lasciato il proprio corpo mentre stavano per morire, e rivela un dettaglio interessante: secondo il suo studio, su 93 percezioni di OBE catalogate, alla verifica il 90% sono risultate accuratissime, l'8% conteneva piccoli errori e solo il 2% risultava completamente errato. Questo significa che nei casi presi in esame, le persone che lasciando il proprio corpo hanno visto cosa facevano medici, infermieri e parenti che in quel momento erano vicini a loro hanno raccontato poi cose realmente accadute.

Eventi difficili da spiegare razionalmente.

Una risposta alla domanda cardine del genere umano, cosa ci aspetta oltre la fine della vita come la conosciamo, è impossibile da ottenere sul piano razionale: sarebbe possibile allora immaginare una sperimentazione dedicata a questo aspetto – in un mondo dove la CIA studia i poteri psichici per trasformarli in armi – o la sacralità di un tema come il confine fra la vita e la morte condanna questa possibilità a restare nella sceneggiatura di film e serie tv?