Sono passati due mesi dalla chiusura del Quirinetta, 70 interminabili giorni in cui il club locale è migrato in percorso a tratti onirico di concerti itineranti. Il motto un geniale #difforme che ha segnato ogni singolo passaggio. Noi siamo stati ad osservare, sono mancate le informazione, tantissime le illazioni da ogni parte ed una evidente difficoltà a raccontare tutto un percorso che ha visto il Quirinetta, uno dei migliori locali italiani a dire del MEI (il Meeting delle Etichette Indipendenti), passare dalle stelle della top classifica alle stalle del reietto. Come l'ha fatto, permessi e polemiche, non è una cosa che ci interessa, ci vuole del talento o qualcosa di veramente surreale per essere trasformati dai media da stella a tugurio. Ma delle nostre tante presenze fatte al Quirinetta quelle che ci vengono in mente per questi due anni di attività sono un centinaio di concerti internazionali con artisti ciclopici scelti per qualità e non per genere e proposti ad una platea quasi berlinese.

A differenza delle esperienze teutoniche, il Quirinetta fa tutto questo in teatro liberty passando con disinvoltura dal cinema all'elettronica, senza dimenticare il sostegno alla produzione nostrana.

Inutile negare la nostra vicinanza al progetto, soprattuto all’idea di fare qualcosa di veramente trasgressivo come portare la musica in centro. Funweek non è certo una testata surgelata e a dirigerla c'è una testa calda nonchè un musicista.

Tantissimi gli haters, ma inferiori alle migliaia di fan sfegatati che quasi in una processione quotidiana hanno continuato a sostenere il locale nella sua via crucis di concerti che lo porta oggi alla redenzione e rinascita.

Siamo a fine stagione, non una situazione semplice per il gruppo che ha deciso di investire in centro di Roma con un coraggio disarmante, quasi una follia, portando un linguaggio e una realtà urbana nel centro delle città come nessuno fino ad ora era riuscito. Forse non siamo ancora pronti per questa rivoluzione che ci ha visto lasciare le macchine e usare la metro e i car sharing per raggiungere il club, il polo del centro, il Quirinetta.

Additati per discotecari, come se fosse qualcosa di male e che discoteca fosse sinonimo di perdizione senza contare che la musica mondiale è segnata dal suono dell’elettronica speso nata nel nostro paese da signori come Moroder. 

Allora bando alle ciance, cerchiamo di scrollarci di dosso questo pensiero provinciale e andiamo ben oltre qualunque tipo di polemica o permesso per  ricordarci che Roma non è solo il passato, ma è una città moderna dove nascono intelligenze ed artisti, dove le persone si incontrano, dove le culture si mischiano, dove solo il coraggio di essere folli riesce a fare breccia nel perbenismo degli anni 50 di un centro tutto da riprogettare.

Il polo Quirinetta, perchè ormai di questo si tratta, è uno dei protagonisti del nuovo, dove al fast food americano si abbina l’alternativa del buon cibo, del bere del parlare e della musica anche scomoda e diversa, ma pur sempre una contaminazione innovativa rispetto al torpore dell’offerta media priva di ogni linea editoriale.

Allora mille Quirinetta nel centro, mille teatri, mille spettacoli. Attenzione però non bisogna amarlo senza raziocinio, il Quirinetta è il banchmark della città, quello dove tutti vorrebbero suonare, quello che tutti vedono come punto di riferimento. Pionieri dell’azione e dell’intenzione si commettono sempre mille errori. Non è facile essere i primi. Sta di fatto che l’avventura nata nel 2015 ha portato solo nella stagione del 2016/2017 diverse nuove iniziative a ridosso delle vie principali delle città da oggi non più presidio di soli negozi ma vivaci avamposti di vita moderna. Viviamo la nostra città riconquistiamo il centro, viva cento Quirinetta.

Di seguito riportiamo il comunicato stampa relativo all’apertura

Quirinetta riapre, la scheda dedicata al locale

in arrivo Giorgio Poi, Mecna, Cold Cave, 

Peter Hook, Davin Degraw

Dopo quasi 70 giorni di #QuirinettaOnTour (con Marlene Kuntz, Temper Trap, Diodato, Dillon), il Quirinetta riapre e lo fa portando sul palco di Via Marco Minghetti una programmazione ricca di appuntamenti tra musica ed eventi, a partire dal concerto di Giorgio Poi il 24 marzo, per proseguire con tre grandissimi nomi della scena internazionale, Cold Cave il 4 aprile, Peter Hook il 7 aprile e David Degraw il 3 maggio… mettendosi ancora una volta al servizio del fermento culturale romano.

"Abbiamo impollinato la città di musica per quasi 70 giorni, portando il suono del Quirinetta in tanti angoli di Roma” dichiara la direzione artistica di Viteculture "oggi siamo felici di tornare a casa, che da quasi due anni come Viteculture abbiamo fatto crescere e visto affermarsi sul podio dei migliori locali italiani. Oggi torniamo #difformi nella proposta culturale (come vi avevamo promesso), e lo facciamo innanzitutto aprendo le porte ad alcuni dei concerti più attesi della stagione… per continuare a portare cultura, musica, teatro ed eventi nel cuore di Roma, per restituire il centro storico della città ai romani".

Ora dissequestrato, il Quirinetta torna palcoscenico della vita culturale romana, nazionale e internazionale, con Giorgio Poi, Mecna, Cold Cave, Peter Hook, David Degraw e altre sorprese.

Giorgio Poi, Quirinetta 24 marzo. Dopo Calcutta, Giorgio Poi sarà il prossimo tormentone di Bomba Dischi? Nell’attesa di scoprirlo, il cantautore sarà sul palco del Quirinetta il 24 marzo per il release party del suo primo album, Fa Niente. “Ho trascorso in Italia tutta la prima  parte  della  mia  vita, fino ai vent’anni – racconta Giorgio Poi – e non m’è mai interessato capirla. Vista dall’interno somigliava tanto a un ricettacolo di cose ovvie, a un contenitore  per la  normalità, una nebulosa di noia  al di fuori della quale sorgevano le misteriose meraviglie estere. Così sono andato a vivere a Londra, dove proporzionalmente a un grande entusiasmo per quel che scoprivo lì, sentivo avanzare una specie di nostalgia, che nel tempo si trasformò in  ammirazione idealizzata e totale per il mio paese. Ascoltavo Vasco Rossi, Paolo  Conte, Lucio Dalla, Piero Ciampi, cose che avevo sentito da bambino, ma a cui non ero mai tornato attivamente. Dopo alcuni anni quel  sentimento  non  accennava  a  smorzarsi, ma anzi si  acuiva, spingendomi verso quel modo che  un  po’ mi apparteneva  per  diritto  di  nascita. Così ho iniziato a scrivere alcune canzoni in Italiano, una dopo l’altra, ed è uscito questo disco.”

Mecna, Quirinetta 31 marzo. Lungomare Paranoia è uscito quasi all'improvviso, ma ha impiegato pochissimo tempo ad arrivare a tutti i fan di Mecna. Il concerto al Quirinetta sarà il seguito di quello dell'anno scorso… presentando l’artista foggiano live per BASE, la serata di Viteculture che esplora i suoni più avvincenti. Il palco liberty di Via Marco Minghetti ospita così la data romana del Lungomare Paranoia Tour, l’ultimo lavoro di Mecna, sicuramente una delle voci più  introspettive e di profilo, in grado di cavalcare i confini tra hip hop di qualità ed elettronica.

Cold Cave, Quirinetta 4 aprile. In un live denso di dark-wave e synth-pop tagliente in un retro futuro sonoro che corre dagli anni ’80 fino ai Nine Inch Nails, Cold Cave sarà uno dei grandi protagonisti della primavera romana. Il cantante Wesley Eisold (AKA Cold Cave), in un articolo di Pitchfork, è stato paragonato a Ian Curtis dei Joy Division per impostazione baritonale e a Matt Berninger dei National per l’intonazione confidenziale. Molto attento e sempre in controllo del suo progetto, Cold Cave si muove fra dark wave, noise e una vena di pop che i fan più intransigenti hanno accolto con dubbio. Privo dalla nascita della mano sinistra, Eisold in A Little Death to Laugh, mormora “Ho perso un ramo sul sentiero della mano sinistra / E non l’ho mai avuto indietro”, con una fusione fra la sua storia personale e l’estetica dark di Cold Cave che spiega perfettamente l’origine della carica emotiva della sua musica.

Peter Hook, Quirinetta 7 aprile. Arriva Peter Hook a Roma, per suonare dal vivo due album con lo stesso titolo, ma che sono nella discografia di due gruppi diversi: parliamo di Joy Division e di New Order. Gli album si intitolano Substance e in entrambi c’è il basso di Peter Hook. Per gli amanti di Joy Division e New Order non serve aggiungere molto. Parliamo di due gruppi che sono citati in qualsiasi compendio della musica rock, pop e perfino dance. Joy Division nel post punk più scuro, malinconico e tragico e New Order nella New Wave che sconfinava nella prima elettronica.

Gavin DeGraw, Quirinetta 3 maggio. Gavin DeGraw, l’apprezzatissimo autore di “Chariot” e molte altre hit, mercoledì 3 maggio sarà protagonista al Quirinetta di Roma con An Acoustic Evening with Gavin DeGraw: un set dalle atmosfere intime darà ai fan l’opportunità di vedere il cantautore impegnato in versioni essenziali e rigorosamente unplugged di alcuni dei suoi più grandi successi, insieme a rari outtakes mai eseguiti dal vivo, prima di riprendere il tour del suo ultimo album “Something Worth Saving”, uscito lo scorso settembre e trascinato dalla hit “She Sets The City On Fire”.

E poi ancora: 19 aprile Di Martino e Cammarata “In un mondo raro”, 20 aprile Renzo Rubino “Il gelato dopo il tour”