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Tiziano Ferro: ‘Il Mestiere della Vita un nuovo inizio. Potremmo ritornare? Non parla del ritorno di coppia’

Si intitola Il Mestiere Della Vita il nuovo album di Tiziano Ferro, registrato tra Los Angeles e Milano con la produzione di Michele Canova e uscito il 2 dicembre. Un disco – il sesto in studio, per l’esattezza – nato “ca**eggiando”, come ammette lo stesso cantautore in conferenza stampa, che lo ha scritto “senza pensare che avrei fatto un disco nuovo”.

“Dentro di me l’impulso di scrivere e fare musica non è mai terminato – precisa Tiziano – ma ho dato vita ad un gioco strano, vale a dire provare a scrivere come ho fatto all’inizio, senza pensare che ciò che scrivevo sarebbe poi diventato un album. L’ho fatto anche senza avere un contratto discografico, perché il mio ultimo disco prima del termine del contratto precedente era la raccolta. Non che avessi un cattivo rapporto con la mia casa discografica, anzi, ma non avevo voglia di sentire la fretta della scadenza. Non pressione, ma il bisogno di capire se quello che stavo facendo mi divertiva ancora come quando avevo 17 anni, come quando ho scritto il mio primo disco”.

L’album vanta ancora una volta la produzione di Michele Canova, ma Ferro racconta ai presenti che all’epoca della scrittura dei testi il produttore aveva da poco trasferito il suo studio a Los Angeles, costringendolo in parte a lavorare da solo, perché “in quel momento non mi sentivo di fare il salto di andare lì, quindi ho scritto senza registrare o produrre i demo insieme a lui. Mi sono ritrovato in camera mia, scrivevo giocando. Poi a un certo punto mi sono svegliato e mi sono trovato tra le mani questo album”.

Il titolo non è di certo casuale, perché la musica è difatti il mestiere della vita di Tiziano Ferro, con l’unica responsabilità – sentita nei confronti di chi lo segue ormai da 15 anni – di non avere mai “paura di esporre il mio pensiero e la mia ricerca personale”.

“In questo senso è un nuovo inizio, perché l’ho scritto amando il processo che ha portato alla sua nascita. Mi ricorda i miei primi album, con la differenza che è un album che gioca d’attacco”.

Le tracce sono infatti più complesse, alcune al punto tale che Tiziano aveva pensato di concederle ad artisti emergenti, forse più propensi ad accettare qualche rischio. E invece, alla fine, la faccia ce l’ha messa lui, aiutato – per la prima volta – da tantissime altre penne e voci. Con Tormento, ad esempio, Tiziano firma My Steelo (“È un brano commovente, lui ha fatto la storia del rap e qui parla di tenerezza in modo eccezionale”), mentre con Carmen Consoli intona Il conforto (scritta insieme a Emanuele Dabbono, che firma anche Valore Assoluto e Lento/Veloce).

“Carmen è la mia cantante preferita. – dichiara il cantautore – Ricordo ancora la sua prima esibizione durante le selezioni di Sanremo Giovani. Rimasi affascinato e non so per quale motivo, forse per suggestioni mie, l’ho sempre considerata la vera erede di Mina, perché non ha un canto pensato. Non ho mai creduto che lei volesse scrivere una canzone con me, ma quando è accaduto nel 2010 ho scoperto una persona molto simile a me, profonda, super schiva. Quando ho scritto Il Conforto ho capito che avevo tra le mani una delle canzoni più importanti dell’album, così gliel’ho proposta e lei ha subito accettato. Cantiamo quella canzone come se cantassimo insieme da 20 anni”.

Tra gli altri, Baby K firma poi il testo di Epic, mentre Raige e Davide Simonetta firmano Il Mestiere della vita. La cantante spagnola Silvina Magari ha co-scritto con Ferro la traccia conclusiva Quasi Quasi e per Casa è vuota Tiziano si è invece affidato a James Morales, Matthew Morales, Julio David Rodriguez e Melanie Joy Fontana. Infine, per Potremmo Ritornare, primo singolo estratto dall’album, Tiziano si è avvalso della collaborazione di Michael Tenisci. Un processo complicato per il cantautore che si dichiara da sempre “geloso della pagina bianca prima della scrittura di una canzone”.

“In questo disco mi sono avvicinato alla scrittura con altre persone, una cosa che non mi era quasi mai successa. – spiega ai giornalisti – La cosa bella è che sono autori giovani, che faranno ancora grandi cose. Sono ragazzi che mi hanno inviato dei demo, che ho ascoltato negli anni, li sto un po’ crescendo, li sto aiutando a capire come semplificare il linguaggio. Spesso a forza di aiutare loro, loro hanno aiutato me. Hanno rinvigorito la mia voglia di fare le cose con il loro impeto e la loro energia fresca”.

Tiziano parla tantissimo, anche perché ha molti concetti e aneddoti da raccontare, dall’origine del linguaggio grafico della copertina dell’album – che immortala “in uno scatto il percorso di questo disco” – alla sua vita a Los Angeles, diventata inaspettatamente lo scenario delle tracce in esso contenuto. Parla di perdono (“Un esercizio, la verità è che molto spesso ci vantiamo di inchiodare al muro qualcuno che sbaglia, mentre è molto più complesso perdonare”), dell’Italia e persino del prossimo tour, che – assicura – non sarà mai autoriferito. Alla fine si concede persino una precisazione su Potremmo Ritornare, singolo che – a suo dire – nessuno ha veramente capito.

“Ricordo benissimo quando ho scritto quel pezzo, ricordo dov’ero. – racconta – Per Potremmo Ritornare ho fatto una cosa che non facevo da tanto. Ho preso la musica e ho scritto il testo da zero, non avendo neanche una frase da parte. Un flusso di coscienza totale. L’unica cosa che mi ha stupito quando quella canzone è uscita è che non l’ha capita nessuno. Non è una canzone d’amore, parla di un ritorno completamente diverso dal ritorno di coppia. Non credo nei ritorni di coppia e, se dovesse succedere, la trovo una cosa di cui andare poco orgogliosi. Quella canzone me l’ha ispirata una frase di Califano, ‘non escludo il ritorno’, riferita a un ritorno più alto di quello di un amore. Questa canzone, neanche a farlo apposta, l’ho scritta per una donna. Però è bello che quando dai le canzoni agli altri, diventano degli altri”.