Renato Zero presenta Alt e le due date live all’Arena di Verona.

Il poeta, colui che in passato è riuscito a farci vivere intense emozioni con brani del calibro di I migliori anni della nostra vita, Il cielo, Nei giardini che nessuno sa, Il carrozzone, Ancora qui e molti altri, è tornato più in forma che mai. È uscito il nuovo album di Renato Zero “Alt”, in vendita in tutti i negozi e digital store, che vede al suo interno la presenza dei temi più disparati: 14 brani inediti che parlano di fede, violenza, dei giovani, del lavoro, dell’arte, dell’amore in tutte le sue forme, dell’ecologia, di accoglienza e dei nuclei affettivi.

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Nel corso della conferenza stampa, tenutasi nell’Area Pergolesi di Milano, Zero si è rivolto ai suoi fans, chiedendo loro di “non venire più ai miei concerti e non comprare i miei dischi”. Li ha definiti “Sorcini un po’ sprovveduti”, in quanto “molti non conoscono il mio percorso e ieri (la sera del 6 aprile) hanno messo in rete il mio album, ma io merito più rispetto”. “Quando me la prendo se il mio disco passa gratis su internet, lo faccio perché è un danno pazzesco a livello di principio. Non hanno capito che io mi produco i dischi da solo, non faccio le rapine, ma l’artista. Ho investito del danaro. Non può arrivare il primo pischello che si diverte con la vita degli altri e metterlo in rete. Questo non lo tollero. Questa Italia non funziona”, dichiara in un secondo momento il cantautore. Renato Zero descrive il suo nuovo album, prodotto in collaborazione con Danilo Madonia e impregnato della volontà di denunciare ciò che avviene nel mondo, come un disco che “vuole rivolgersi a chi non vuole stare in panchina e rassegnarsi al tempo, all’Isis”. “Sono felice di tornare a Verona  (come ha annunciato all’evento Salzano di F&P: “Renato ha deciso di tornare all’Arena, due tappe uniche, 1 e 2 giugno 2016, per presentare questo progetto”) perché mi deve tre malleoli, vado a chiedere il conto”, ironizza.

Dopo l’ascolto del nuovo album “Alt” e una breve presentazione di esso, Zero ha risposto ad alcune domande che gli sono state poste dai giornalisti.

“Non mi arrendo”, così debutta alla conferenza. “Non chiamatela più leggera questa musica. Anzi, salvatela. Fare un disco non è come ascoltarla. Quando un artista indossa le pantofole, ha smesso di dire qualcosa al mondo. La sofferenza è un’amica eccezionale, è madre della crescita, della sopportazione e della rivoluzione”, afferma Renato.

“Non dipende da quello che uno ha da dire. Questi tempi mi hanno sollecitato un intervento obbligatorio, questa nostra Italia ha svenduto tutto. La politica non tiene più conto della spesa giornaliera di tutti noi, non fa nulla per produrre esempi che ci confortano e tutti noi abbiamo bisogno di accarezzarci e rassicurarsi. Ci dobbiamo un gesto di rispetto, anche verso noi stessi”, così risponde alla domanda con la quale gli hanno chiesto perché avesse aspettato così tanto per tornare.

Quando gli viene chiesto di parlare del singolo “Chiedi”, in rotazione radiofonica, egli afferma che con questo brano vuole “puntare l’attenzione su un fenomeno eloquente. I sindacalisti li ritroviamo tutti a Montecitorio. E questo è davvero scandaloso e incomprensibile. Non ce l’ho con i sindacati, ma con chi fa ostruzione, chi si mette in mezzo e blocca un processo di sviluppo”.

Gesù è una delle canzoni del disco, una sorta di preghiera laica. “L’assenza di Gesù si sente moltissimo. Gesù siamo noi (…), questo signore che si è fatto massacrare in quel modo… ne abbiamo visti tanti di Gesù. Vogliamo fare il conto delle vittime massacrate dalla mafia? Gesù bisogna che torni a casa, che torni qui. Dipende dalla nostra volontà. Non si può stare al mondo aspettando la manna“.

La canzone è un atto d’amore, una forma alta di coinvolgimento. Non amo fare dei cloni, non si può riscrivere I migliori anni della nostra vita. Io guardo Mtv e vedo tanto ‘copia-incolla’ delle hit. (…) Bisognerebbe avere il coraggio di tornare fra la gente e vivere la vita. Chi non vive, non scrive. Noi cantiamo quello che viviamo e anche il tempo in cui viviamo. I miei precedenti dischi parlavamo del futuro, questo parla di oggi. Mi piace immaginare cosa succederà fra vent’anni. Oggi immagino meno perché più passano gli anni e più si restringe il campo visivo”.

Poco tempo fa Maria de Filippi aveva rivelato di avere per le mani un progetto che l’avrebbe vista al fianco di Zero, ma – dopo la morte della madre della conduttrice – il programma è stato sospeso e in molti si chiedono se prima o poi verrà realizzato: “Non lo so. Queste cose sono sempre la combinazione di opportunità temporali e una serie di elementi. La mia testa è a Verona, devo recuperare questa sfida con me stesso”. Ai giovani, invece, il cantautore dice che “prima di tutto non deve mancare la passione, se manca quella decadono una serie di cose. Bisogna avere il coraggio di uscire dai social network e internet. Sono strumenti che vanno presi con le molle, c’è tanta solitudine che degenera in depravazione”. “Una volta quello che ti gridava dietro aveva un’età dai 40 in su. Oggi sono i ragazzini ad essere intolleranti, lanciano invettive e belle fioriture. Sono giovani. C’è una poca presenza in famiglia, manca un controllo consistente”, ha aggiunto.

Proprio in merito al concetto di famiglia, che più volte – soprattutto ultimamente – è stato al centro di forti polemiche, Zero ha affermato che “la famiglia è comunque un bene, a prescindere dai sessi. Io ho adottato un figlio perché non volevo stare solo. Non l’ho condizionato. Ho due meravigliose nipoti. Ma perché questo dev’essere un problema? È un problema per gli str**zi. Non sto a guardare se quello è rosso o grigio. La differenza non esiste

Inoltre, alla domanda “questa Italia di oggi ti fa incazzare?”, Renato risponde che lui è “un sollecitatore. Mi piace poter stimolare gli interventi della gente, soprattutto di quelli che hanno la vocina più esile e non hanno raccomandazioni. (…) Io voglio bene a tutti, non mi sento di rinnegare nessuno. Tutti fanno parte della mia vita e del mio percorso. Io abbraccio anche quelli dalla battuta facile perché mi hanno fatto scrivere cose bellissime”.

È il David Bowie italiano? ”Considerate lui il Renato Zero inglese. Ciao David, se non si scherza fra noi…” e aggiunge: “Spero che questo disco vi possa offrire l’alibi per le vostre serate intime o le vacanze ai Caraibi. Sappiate che io sarò lì e vi controllo”.