'Folfiri o Folfox', morte e rinascita per gli Afterhours: 'Il live sarà molto energico'.

Ha richiesto 4 anni di gestazione Folfiri o Folfox, il nuovo album degli Afterhours uscito il 10 giugno (Universal), anche se parlare di gestazione potrebbe sembrare fuori luogo in riferimento a questo disco, che contiene una storia di vita, morte e rinascita e si presenta – in tutta la sua forza – con un’orchidea luminosa su sfondo nero in copertina, fotografata da Manuel Agnelli con uno smartphone per ricordarsi che ciò che sta morendo può essere salvato.

È dura del resto la storia che si cela dietro questo lavoro, che non a caso porta il nome di due trattamenti di chemioterapia, rivelando subito il tema della malattia (molto presente tra le tracce) che ha colpito il padre del frontman della band. La tragedia e il senso di sconforto sono però di tutti, non solo del resto del gruppo, ma anche degli ascoltatori, perché riflettere sulla vita e sulla sue derivazioni dopo una perdita è probabilmente un processo più comune di quanto si possa pensare.

“È un disco nato in quattro anni – precisa Manuel Agnelli in conferenza stampa – e parla di cose abbastanza pesanti. È un album a tratti anche ostico, ma che secondo noi ha senso in questo momento, perché racconta la nostra storia”.

È un disco “più caldo di Padania”, forte anche di una nuova formazione (nel 2014 sono ‘arrivati’ Fabio Rondanini alla batteria e Stefano Pilia alla chitarra) che hanno alzato “l’asticella anche di ciò che si scrive”, infondendo all’intero gruppo – e a Manuel in particolare – il “bisogno di essere più comunicativo”.

“Mi sono ritrovato bambino  e nello stesso tempo definitivamente adulto, succede a chi perde un genitore. Non pretendo che questo venga condiviso da qualcun altro. – spiega Manuel – Non ci sono voluti quattro anni per scrivere questo album, ma per maturarlo sicuramente sì, perché la musica per tutti noi rappresenta la possibilità di sublimare ciò che ci è successo. È una forma di autoanalisi, serve ad espellere le tossine, per questo spesso i nostri testi sono pesanti e scuri. Raramente abbiamo fatto pezzi allegri e quando li abbiamo fatti ci hanno stroncato, per cui torniamo semplicemente a fare ciò che sappiamo fare meglio. È una fortuna grandissima per i musicisti poter mettere le tossine nella musica e liberarsi di un dolore che a volte ti tiene in gabbia, e non c’è fama o soldi che possano sostituire questo potere. Diciamo che non sono più un post-adolescente ritardato”.

È un album che parla “di chiusura e di cerchi”, che si muove sui binari di storie tragiche nel tentativo di delineare però un senso di rinascita: “Ho sempre voluto essere felice – precisa infatti Manuel – forse ho sbagliato strada. Nel mio ambiente ci sono tanti personaggi che fanno i maledetti perché forse funziona, però è un sistema che purtroppo non ci riguarda”.

“È un momento particolarmente magico per la band – concludono infine i membri del gruppo, dopo aver parlato di superstizione e di politica – sicuramente grazie anche ai due nuovi innesti, che fanno sempre bene, non solo nella musica, ma nella vita. E anche la nuova avventura di Manuel a X Factor è assolutamente in linea con il volto del gruppo”.

 

Manuel Agnelli, X Factor e la condivisione della visione della musica

Impossibile non commentare la partecipazione di Manuel Agnelli alla prossima edizione di X Factor in veste di giudice, anche se l’argomento ‘talent’ non è stato mai direttamente affrontato in conferenza stampa: “Non abbiamo cambiato atteggiamento, abbiamo fatto cose più piccole che non necessariamente sono finite sui giornali. – commenta il leader degli Afterhours – Abbiamo ad esempio fatto dei tour nei teatri occupati e in alcuni centri sociali. Mi sono accorto però, e non era la prima volta che succedeva, che non avere un certo tipo di visibilità è un limite quando vuoi appoggiare delle cause. Se la visibilità la sai gestire, e non è detto che sia il mio caso, può essere un grande aiuto. Uno dei miei scopi è portare a buon fine alcune delle nostre battaglie”.

“Il mio ruolo sarà quello di portare la nostra visione della vita ed estetica a più gente possibile. La difficoltà è non distorcere il linguaggio, lo capisco che ci sia perplessità, ma il compito è bello. Con la visibilità si fanno un sacco di cose, si vendono più dischi, altrimenti è inutile fare rock ‘n roll. Ad X Factor ho più libertà di quanto si pensi, mi hanno chiamato proprio affinché portassi la mia visione della musica. È una figata che loro abbiano avuto le palle per chiedermelo, perché io alla fine sono un’incognita, un rischio”.

 

Afterhours, il tour

“Per il live stiamo già provando e c’è una parte dell’album che risulta più facile da suonare di Padania. – commenta la band a proposito del nuovo tour – Sarà molto energica, più scritta per questo tipo di band. Padania aveva un problema di sovrapproduzione che rendeva difficile suonare i brani live e riprodurre lo stesso tipo di urgenza. Invece abbiamo testato i nuovi brani e, mischiandoli con canzoni del vecchio repertorio, sarà un concerto molto energico”.