Dilo ci presenta i suoi 'Dettagli Cromatici': la nostra intervista

Si intitola Dettagli Cromatici l’album del cantautore Dilo, uscito il 3 febbraio 2017 come ‘specchio’ dell’artisticità di Corrado De Lorenzo – chitarrista, cantante e compositore di Seregno – che, dopo alcune esperienze in alcune band, ha deciso di percorrere la strada da solista.

Non la strada più semplice, considerando anche la lunga gestazione di questo album, che contiene 5 tracce registrate in presa diretta e caratterizzate da arrangiamenti acustici essenziali. Abbiamo rivolto qualche domanda a Dilo, per capire più a fondo la genesi di questo peculiare progetto discografico.

Ciao Dilo, parliamo subito di Dettagli Cromatici, il tuo EP d’esordio. Ho letto che la gestazione è stata lunga, come mai? Come hai lavorato a questo album?
Ciao! Dopo lo scioglimento del power trio rock in cui ho suonato per molti anni, ho scritto una quindicina di brani in pochi mesi. Ma è stato poi molto difficile, senza band, trovare le persone giuste con cui arrangiare i brani ed arrivare ai recordings in studio. Un ruolo fondamentale l’ha svolto il mio chitarrista Daniele Molteni. Con lui, per almeno un anno, abbiamo lavorato sui miei pezzi, cercando di farli funzionare. Quando gli arrangiamenti hanno preso forma, abbiamo cercato un bassista ed un batterista con cui entrare in studio. L’intero processo ha richiesto un altro anno. La mia ossessione per l’eufonia mi ha poi portato a mixare e masterizzare i primi 5 brani per ben due volte, fino ad arrivare alla versione definitiva che ho pubblicato.

Ho letto che comunque hai girato l’Italia e registrato tre album in studio con due band. Cosa hai portato con te di queste esperienze e come mai è nata la voglia di ‘comunicare’ da solista?  
Ho sempre militato in band. Quella era ed è la mia dimensione ideale: fare musica con un gruppo di amici. L’esperienza in band ha fatto di me il musicista che sono. La formazione in power trio mi ha insegnato a suonare l’essenziale. C’è un basso, una batteria ed una chitarra. Con questi tre strumenti devi far si che il pezzo funzioni e sei inevitabilmente costretto a ragionare in termini musicali estremamente sintetici. 
Ad essere onesti non sentivo la necessità di esprimermi come solista. È successo però che la mia band si sciogliesse: tutte le band – a parte i Rolling Stones e i Pooh – si sciolgono. In pochi mesi mi sono ritrovato con una quindicina di nuovi brani. In band, di solito, mi occupavo per lo più della sola musica; quasi mai dei testi. Di fronte ad un foglio bianco da riempire e preso atto di non avere la stoffa del cantastorie, ho scelto la via della sincerità totale. Ho raccontato le mie ossessioni, le paure, le speranze; le mie crisi e la crisi dell’Italia. Ma sempre con la speranza nel cuore di un futuro migliore e con un pizzico di ironia ed autoironia. 

Il titolo dell’album è Dettagli Cromatici, ripreso da uno dei brani del disco. Mi spieghi bene in che senso tu interpreti questi dettagli?  
“Eccomi qui, un riflesso negli occhi degli altri, un dettaglio cromatico”. È un disco autobiografico, ma mi sembrava importante sottolineare, a partire dal titolo del disco, il mio essere particella minimale e piccolo dettaglio, in un ingranaggio molto più grande.   

Non è un album semplice, nel senso che si sente che hai voluto fare le cose a modo tuo. Quanto è difficile al giorno d’oggi presentare un progetto simile nella discografia italiana? 
È quasi una missione impossibile. Ma, per la prima volta nella mia vita, mi piaceva quello che avevo scritto e sentivo la necessità di pubblicare queste canzoni con un vestito minimale: pochi strumenti; registrazioni curate; eliminazione di ogni orpello o patinatura superflua per mettere al centro le canzoni. So che questo non è esattamente quello che i discografici vogliono. Ma non m’importa.

L’album è stato registrato in presa diretta. Come si è svolta la fase di produzione del disco? 
Nello spirito della sottrazione che ho spiegato prima, mi è sembrato scontato provare a registrare in presa diretta e senza il click/tempo in cuffia. Dopo avere scovato musicisti eccellenti e con poche prove, siamo andati in studio ed abbiamo suonato tutti assieme in stanze separate. Solo le voci sono state registrate in seguito. 

Mi racconti cosa significa per te questo EP e cosa hai voluto comunicare? 
Questo EP significa molto per me. Per la prima volta mi sono ritrovato a pensare che quello che il disco rimanda è esattamente quello che sentivo quando ho scritto i pezzi: il dentro e il fuori finalmente coincidono. Non c’è alcuna ricerca di consenso. Ho messo in musica quello che sentivo e pezzi della mia vita. Non perché la mia vita sia particolarmente interessante ma perché,  se non sei sincero – non importa se canti d’amore, di passioni, di spiritualità o di temi sociali – si sente e la canzone diventa un esercizio musicale retorico fine a sé stesso.