Nonostante la quasi totalità delle Nazioni non abbia alcuna intenzione di rinunciare al petrolio in favore di fonti di energia rinnovabile, ce ne sono alcune come ad esempio il Costarica o la Svezia che stanno gradualmente eliminando tutte le fonti energetiche inquinanti. Anche la Norvegia ha deciso di seguire questa nuova scia ed è stata la premier  Erna Solberg a presentare, durante un discorso pubblico tenuto lo scorso marzo, tutti i punti della nuova strategia del governo di Oslo.

Il discorso è stato seguito da un documento ufficiale rilasciato dalla Casa Reale in cui si spiega in maniera chiara e senza possibilità di equivoci come la nuova strategia politica ed economica porterà benefici a tutto il popolo.

Le nuove politiche del governo norvegese puntano tutto su una riqualificazione delle industrie, sulle nuove tecnologie e sugli investimenti per l’ambiente.

“Non possiamo pensare di vivere di rendita grazie al petrolio” Ha dichiarato la premier durante il suo discorso.

L’economia della Norvegia si basa per circa il 15% sulle trivellazioni marine, ma il progetto del governo è quello di disinvestire gradualmente dall’industria petrolifera fino ad eliminarla totalmente entro il 2025. Lo Stato è consapevole che, almeno per i primi tempi, bisognerà fare i conti con una lieve decrescita dell’economia e che ricollocare i lavoratori del settore petrolifero non sarà facile, ma lo stesso Re Harald si è detto pronto ad attingere dal Fondo Sovrano per sostenere il welfare.

La svolta che la Norvegia ha deciso di prendere porterà sicuramente un maggiore sviluppo di altri settori proprio come è successo alla vicina Svezia che, rinunciando al petrolio, ha potuto investire nell’industria aerospaziale, nel settore dell’elettronica e nelle start up di alta qualità, a tutto beneficio dell’economia con una percentuale di esportazioni che, attualmente, ha superato anche quella del Made in Germany.

Tra l’altro, cosa da non sottovalutare, è che dopo la Brexit gran parte dei capitali investiti a Londra saranno, per forza di cose, trasferite alle borse del Nord Europa. Un altro tassello che si va ad incastrare perfettamente nel complicato puzzle dell’economia norvegese.