Ancora una volta è un’italiana ad aver fatto una scoperta rivoluzionaria ma, come molti altri suoi colleghi e nonostante il suo genio, Francesca Dominici fa parte di quella folta schiera di menti brillanti che hanno dovuto cercare fortuna fuori dall’Italia.

Negli Stati Uniti la chiamano ‘The numerical detective’ ed è stata inserita nell’1% dei ricercatori più citati in tutto il mondo. La sua ricerca ventennale, basata sulle statistiche applicate alla vita quotidiana ed alla medicina, ha fatto sì che gli Stati Uniti cambiassero l’approccio verso la situazione dell’inquinamento ambientale e se l’aria è oggi più sana e le polveri sottili sono sensibilmente ridotte il merito è anche suo.

Francesca Dominici è arrivata negli Stati Uniti con un’esigua borsa di studio 20 anni fa e di gavetta ne ha fatta tanta, ma oggi è docente di biostatistica all’Università di Harvard e collabora attivamente con il Dipartimento di Sanità Pubblica. All’inizio doveva rimanere per tre mesi, ma si è ben presto resa conto che l’Italia non le avrebbe offerto le stesse opportunità. Non che all’inizio, anche in America, non abbia riscontrato delle grosse difficoltà. Come ha dichiarato lei stessa, nonostante la sua ricerca interessasse moltissimo parecchie menti brillanti e le avessero offerto un posto ad Harvard, all’inizio aveva rifiutato a causa della forte discriminazione dovuta al suo sesso.

“Quando sono diventata ‘assistant professor’ alla Johns Hopkins nel 1999, non avevano mai assunto un’italiana nel mio dipartimento. Ed erano almeno 7-8 anni che non prendevano una donna. Ne sono passati almeno altri 13 anni prima che arrivasse la successiva. Stessa storia ad Harvard. Dal 2009, quando sono arrivata, nel mio dipartimento hanno assunto 8 uomini, ma nessuna donna” Ha dichiarato qualche tempo fa in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera. Per sua stessa ammissione Francesca Dominici ha dovuto lavorare molto più sodo di parecchi suoi colleghi uomini per dimostrare di avere le giuste competenze: “Ogni volta devo provare di essere molto più qualificata dei maschi e devo fare i conti col fatto che se sono troppo carina perdo autorità, ma se sono ferma divento difficile” Ha aggiunto.

Ed è anche per questo che, oltre che per il suo lavoro, brillantemente svolto, la Dominici utilizza parte del tempo all’interno dell’ateneo per portare all’attenzione di tutti la necessità di una parità di genere che troppo spesso è dimenticata.