Torna il 10 ottobre il vuoto a rendere in ristoranti, alberghi e bar. Una pratica di economia circolare già in voga nell’Italia degli anni 70.

L’economia circolare può riportarci indietro nel tempo a soluzioni passate, che funzionavano.
Per prevenire la produzione di imballaggi monouso, torna il vuoto a rendere.
Ci sono voluti due anni di tempo, ma ci siamo. E’ stato finalmente approvato il decreto attuativo del collegato ambientale alla Legge di Stabilità 2014 che reintroduce in forma sperimentale il vuoto a perdere.
La sperimentazione, se darà i suoi frutti, sarà prima estesa ad altre categorie di esercizi e poi trasformata in legge.
L’iniziativa – al via il 10 ottobre – riguarderà inizialmente soltanto ristoranti, bar e alberghi che aderiranno volontariamente e si applicherà soltanto ai contenitori consumati all’interno del locale.
Bottiglie di plastica, vetro o altri materiali, dalle dimensioni di un succo di frutta a quelle dell’acqua da 1 litro e mezzo, saranno direttamente recuperate e rese dall’esercente al distributore di origine.
L’esercente verserà al grossista una cauzione che gli sarà restituita alla riconsegna dei vuoti. Il deposito potrà variare tra 5 e 30 centesimi, ma nessuna variazione di prezzo potrà essere applicata al consumatore finale.
Il ministero dell’Ambiente segnalerà con un’etichetta adesiva, gli esercizi aderenti all’iniziativa.

L’economia circolare delle bottiglie consente in questo caso risparmi enormi per la collettività. In termini di salute, ambiente ed economia. Prima di essere riciclata, una bottiglia di vetro può essere riutilizzata fino a 40 volte, una di plastica fino a 10 volte. Il recupero con sterilizzazione di un contenitore richiede il 60% di energia in meno rispetto a quella necessaria per produrne uno nuovo.

Purtroppo l’assenza di incentivi limiterà la crescita e la diffusione di una pratica già comune in Germania, Danimarca, Finlandia, Svezia, Ungheria, Svizzera, Repubblica Ceca, Estonia, Norvegia.
In questi paesi la pratica del vuoto a rendere è estesa anche a centri commerciali e supermercati e gli esercenti sono costretti ad accettare un vuoto anche se il prodotto non è stato acquistato da loro.
Legislazioni più evolute, come quella tedesca, prevedono infine che il deposito sia a carico del consumatore finale, il quale paga un sovrapprezzo che gli sarà restituito soltanto alla resa del contenitore.